Altro che spirale prezzi-salari: in Italia gli stipendi sono fermi al palo

Il 23 aprile 2023, su Repubblica, Rosaria Amato ha scritto che l'Italia è "fanalino di coda nell'Unione Europea nel 2022, con un modestissimo aumento del 2,3 per cento dei salari orari medi".
"Il dato, che emerge dal confronto Eurostat, fa pensare che le preoccupazioni espresse negli ultimi tempi sulla possibilità di una rincorsa salari-inflazione fossero per lo meno eccessive. Non soltanto - sottolinea Amato - non c'è stata alcuna rincorsa, ma i salari italiani, che da tempo sono più che stagnanti, hanno messo a segno un rialzo che arriva appena alla metà della media Ue (4,4 per cento), rimanendo ben al di sotto dell'inflazione, che nella Ue nel 2022 ha raggiunto il 9,2 per cento (8,7 per cento in Italia)".
Di fronte a tale situazione, il governo fa spallucce. Pervicacemente contrario all'introduzione del salario minimo legale, nel comunicato stampa che ha accompagnato l'approvazione del Documento di economia e finanza (Def) 2023 Palazzo Chigi ha messo nero su bianco che l'ulteriore taglio di 3 miliardi di euro dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi - che secondo Bankitalia varrà poco più di 16 euro al mese - "testimonia l'attenzione del Governo alla tutela del potere d'acquisto dei lavoratori e, al contempo, alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi".
Non si capisce, francamente, di quale "spirale prezzi-salari" parli l'esecutivo italiano. Già ad inizio marzo, la Commissione europea aveva avvertito: "L'evoluzione degli utili societari - è scritto in un documento elaborato da Bruxelles - suggerisce che le aziende hanno uno spazio per ipotizzare aumenti salariali". Altresì, secondo la Confederazione europea dei sindacati, lo scorso anno i profitti reali delle imprese nell'Ue sono aumentati dell'1%, a fronte di un calo dei salari del 2,5%.
Anche la Banca centrale europea la vede diversamente. Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, il 31 marzo scorso ha detto al New York Times che "si discute molto sulla crescita dei salari ma probabilmente non stiamo prestando sufficiente attenzione ai profitti". Per Panetta, ci sono settori in cui "i costi di input stanno diminuendo mentre i prezzi al dettaglio stanno aumentando e anche i profitti stanno aumentando", quindi "questo è sufficiente per essere preoccupato come banchiere centrale che potrebbe esserci un aumento dell'inflazione a causa dell'aumento dei profitti".
Per settimane, prima della formazione del governo Meloni, Panetta è stato in predicato di diventare ministro dell'Economia. Ora, forse, si capisce perché la scelta è ricaduta su qualcun altro…
Twitter: @GiorgioVelardi