La balla dei poveri diminuiti con le destre

Giovedì 7 marzo, sfogliando la "destra di carta", abbiamo appreso nientepopodimeno che lo scorso anno in Italia sono "calati i poveri". A dirlo, sempre secondo gli organi di stampa vicini all'attuale maggioranza, sarebbe stato addirittura l'Istat, che in questo modo "premia il governo". Ciò rappresenterebbe quindi la prova che l'odiatissimo e pernicioso Reddito di cittadinanza non serviva a nulla, e che anzi smantellarlo è stato "salutare". Al che, sono andato sul sito Internet dell'Istituto di statistica a cercare riscontro. La fonte su cui sono stati costruiti i tonitruanti articoli è il report sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2023, pubblicato il giorno prima. Undici pagine in cui però non si parla mai di una diminuzione degli individui in povertà assoluta (5,6 milioni).
L'Istat segnala tuttalpiù un leggerissimo calo dell'indice di Gini (-0,2%), che misura la disuguaglianza, e una diminuzione dal 20% al 18,8% (-1,2%) del rischio di povertà, ossia la percentuale di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro o in condizioni di grave deprivazione materiale. Per arrivare a tali conclusioni, l'ente pubblico ha valutato gli effetti delle modifiche apportate nei dodici mesi precedenti a 3 misure: l'Assegno unico per i figli, approvato nel 2020/2021; il Reddito di cittadinanza, con il passaggio per i cosiddetti "occupabili" al Supporto formazione lavoro (Sfl); l'esonero parziale dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti.
A pagina 4 del documento - chi legge può verificare - è pubblicata una tabella che smonta totalmente la narrazione in premessa. Alla sesta riga, infatti, si può constatare che se la cancellazione del Reddito non fosse stata accompagnata dagli altri due interventi l'indice di Gini sarebbe aumentato, passando dal 31,9% al 32,1% (+0,2%), mentre il rischio di povertà sarebbe rimasto invariato. Proprio così.
Più in generale, va fatto notare come l'indagine Istat nulla dica circa il transito dal Rdc all'Assegno di inclusione (Adi), avvenuto il 1° gennaio 2024. Nei primi due mesi dell'anno in corso, moltissime famiglie in povertà assoluta con minori, anziani e disabili sono rimaste prive di sostegno. Difatti, il governo aveva stimato in 737mila i potenziali nuclei beneficiari, ma a gennaio hanno ricevuto l'Adi 287mila famiglie (38,9%) e a febbraio 480mila (65,1%). Numeri che hanno messo in allarme, fra gli altri, Alleanza contro la povertà in Italia, secondo cui con il combinato disposto di Assegno di inclusione e Sfl si rischia un milione di indigenti in più. Proprio quelli a cui, durante la pandemia, il Reddito ha evitato la povertà. Touché.
Articolo pubblicato mercoledì 13 marzo 2024 su La Notizia