La bugia del Reddito di cittadinanza nemico del lavoro

Da qualche tempo a questa parte, la Destra, a reti unificate, suona la stessa canzone: "La fine del Reddito di cittadinanza rilancia l'occupazione". C'era da aspettarselo: per i partiti dell'attuale maggioranza, infatti, la cancellazione del sussidio introdotto nel 2019 dal governo Conte I è stata uno dei cavalli di battaglia dell'ultima campagna elettorale. Anche grazie alla grancassa della stampa amica, la martellante opera di demolizione del Reddito ha fatto da volano al successo ottenuto alle politiche del 2022. Quella raccontata dai media mainstream è stata spesso - per non dire sempre - una realtà che nulla aveva a che vedere con studi e statistiche, ma buona per solleticare la pancia di una fetta di elettorato.
Parole come "fannulloni" e "divanisti" ed espressioni come "metadone di Stato" hanno trovato ampio spazio nei dibattiti tv e sulle pagine di certi giornali, pronunciate e riportate come se si stesse parlando di cose e non di persone. Ma tant'è. Venendo all'assunto iniziale, esso, ancora una volta, non trova attinenza coi numeri. Nello specifico quelli dell'Istat. Piccola premessa: il 70,8% dei beneficiari "occupabili" del Rdc, ossia coloro che potevano ambire a rientrare nel mercato del lavoro, aveva in tasca un titolo di studio che non superava la terza media. Ebbene: rispetto allo stesso periodo del 2022, nel III trimestre dell'anno scorso l'Istituto di statistica ha rilevato un calo del tasso di occupazione (-0,4% per gli uomini e -0,1% per le donne) proprio fra coloro in possesso della licenza media.
Cosa significa? Che se una crescita generale dell'occupazione c'è stata (la ripresa del mercato del lavoro è iniziata dal II trimestre del 2021), essa non è ascrivibile né all'eliminazione del Reddito né - tantomeno - i suoi ex percettori sono tornati in massa a lavorare dall'oggi al domani. In verità, nel silenzio generale, negli anni passati moltissimi "occupabili" sul famoso divano non ci sono mai stati sdraiati.
L'Anpal lo ha scritto nero su bianco nella nota n. 7/2021: il numero dei beneficiari di Reddito di cittadinanza con nuovi rapporti attivati mentre erano in misura si attesta a 546.598 unità, registrando complessivamente 1,214 milioni di nuovi rapporti di lavoro attivati. Ad essi andavano sommati i circa 200mila lavoratori poveri che percepivano il sussidio a integrazione del salario, i quali, con la revisione al ribasso della soglia Isee (da 9.360 a 6mila euro annui), sono stati tagliati fuori dal governo. Se non hanno più pane, che mangino brioche?
Articolo pubblicato martedì 20 febbraio 2024 su La Notizia