L'abbraccio fatale tra crollo dei risparmi e carovita

10.04.2024

Oltre a quelli sull'andamento dell'occupazione a febbraio, la settimana scorsa l'Istat ha diffuso anche i dati sulla propensione al risparmio delle famiglie italiane nel 2023. Una doccia fredda sul governo: difatti, si sono ridotti sia il potere d'acquisto (-0,5%) sia il tasso di risparmio, che ha toccato il valore più basso dal 1995. Malgrado i proclami della maggioranza, l'inflazione continua a mordere. Il "carrello tricolore" è stato un flop: come ha rilevato sempre l'Istituto di statistica, nel trimestre in cui è stato in vigore si è addirittura registrato un aumento dei prezzi di beni alimentari e bevande analcoliche. Insomma: l'eterogenesi dei fini. Ha perciò gioco facile chi, come il presidente dell'Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona, afferma che il mancato rinnovo degli sconti su carburanti e bollette di luce e gas "ha inciso sul reddito disponibile delle famiglie in termini reali, costringendole a intaccare i risparmi nel vano tentativo di mantenere lo stesso livello di vita, gli stessi consumi finali depurati dall'effetto prezzi".

Ma a pesare sulla testa di milioni di nuclei famigliari costretti a fare i conti con l'aumento del costo della vita che si mangia i salari c'è un ulteriore elemento strisciante: il mancato rinnovo di molti contratti collettivi nazionali di lavoro. Secondo l'ultima rilevazione dell'Istat, a fine dicembre 2023 gli accordi scaduti erano 29, per un totale di circa 6,5 milioni di dipendenti (52,4%). "Il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, è aumentato dai 20,5 mesi di gennaio 2023 ai 32,2 mesi di dicembre 2023" riferiva il comunicato stampa del 31 gennaio scorso. Vuol dire che se prima servivano meno di due anni per giungere a un compromesso fra le parti sociali, ora ce ne vogliono quasi tre.

Ultimamente qualche passo avanti è stato fatto. Ad esempio, i bancari - complici i grandi profitti degli istituti - hanno "strappato" aumenti medi mensili di 435 euro da qui a marzo 2026 più il pagamento degli arretrati per il periodo luglio-novembre 2023, a cui si è aggiunta una riduzione dell'orario di lavoro settimanale di 30 minuti.

Al contrario, nel commercio è in corso una guerra al calor bianco tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federdistribuzione, che riunisce 49 aziende fra cui Carrefour, Ikea Italia e Rinascente. I sindacati denunciano il tentativo di peggioramento delle condizioni dei lavoratori, accuse che la parte datoriale respinge al mittente. È un fatto, però, che il 5 aprile Lidl Italia abbia lasciato Federdistribuzione proprio "a seguito del continuo ed eccessivo protrarsi delle negoziazioni" per il rinnovo del Ccnl, scaduto nel 2019. In questo scenario, il governo sta a guardare. La promessa di interessarsi al tema fatta mesi fa è caduta nel vuoto. Come tante altre.

Articolo pubblicato martedì 9 aprile 2024 su La Notizia

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