Le bugie sui poveri hanno le gambe corte

Due settimane fa su questo giornale spiegavo perché, malgrado i festanti articoli dei giornali di destra, parlare di "calo dei poveri" in Italia non corrispondesse al vero. Riassumendo: il report dell'Istat sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2023 pubblicato il 6 marzo scorso, su cui si fondavano i suddetti articoli, segnalava non una diminuzione del numero degli indigenti ma tuttalpiù un abbassamento del rischio di povertà (-1,2%), peraltro non ascrivibile all'abolizione del Reddito di cittadinanza come alcuni esponenti di maggioranza e governo hanno voluto far credere. Ancora: una delle tabelle pubblicate nello stesso documento mostrava in maniera inequivocabile che se non fosse stata accompagnata da altre misure quali l'Assegno unico e il taglio del cuneo, lo scorso anno la sola eliminazione del Rdc avrebbe comportato un aumento delle disuguaglianze (+0,2% dell'indice di Gini).
Siccome le bugie hanno le gambe corte, lunedì 25 marzo l'Istituto di
statistica ha diramato le stime preliminari sulla povertà nel 2023. Ebbene:
rispetto ai dodici mesi precedenti, il numero di poveri assoluti è cresciuto
passando da 5,674 milioni a 5,752 milioni, per un totale di 2 milioni 234mila
nuclei famigliari. Un record storico. Anche l'incidenza della povertà assoluta
individuale per i minori, pari al 14%, risulta essere la più alta della
serie storica dal 2014. A colpire, altresì, sono i dati relativi al
peggioramento della situazione al Nord - dove le persone povere sono quasi
136mila in più rispetto al 2022 - e all'aggravamento della condizione dei
nuclei con il capofamiglia che svolge un lavoro dipendente, cresciuti in un
anno dall'8,3% al 9,1% (oltre 944mila unità).
Insomma: per l'esecutivo l'abolizione del Reddito con il decreto 1 maggio
e il "no" al salario minimo a 9 euro l'ora si stanno rivelando un boomerang
sociale. Come si ricorderà, nel 2019, proprio in corrispondenza dell'introduzione
del Reddito di cittadinanza, nel nostro Paese il numero di individui in povertà
assoluta si ridusse a 4,6 milioni dai 5 milioni del 2018. Anche durante la
pandemia, il sussidio ha giocato un ruolo chiave evitando la miseria a un
milione di cittadini.
Nel suo ultimo libro, "Governare l'economia. Per non essere governati
dai mercati" (Castelvecchi), l'ex presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha ricordato
che "con il Rdc si sono alleviate in maniera significativa le condizioni di
indigenza dei percettori. (…) Il rapporto fra il 20% più ricco della
distribuzione del reddito e il 20% più povero si è ridotto, nel primo anno
della misura, da 6,4 a 5,9; l'indice di Gini si è ridotto di circa un punto. Tra
i percettori di Rdc nelle fasce di reddito più basse è diminuita la mortalità
ed è aumentata la natalità". Circostanze che il governo ha ignorato e ora si
presenta il conto.
Articolo pubblicato mercoledì 27 marzo 2024 su La Notizia