Le bugie sui poveri hanno le gambe corte

28.03.2024

Due settimane fa su questo giornale spiegavo perché, malgrado i festanti articoli dei giornali di destra, parlare di "calo dei poveri" in Italia non corrispondesse al vero. Riassumendo: il report dell'Istat sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2023 pubblicato il 6 marzo scorso, su cui si fondavano i suddetti articoli, segnalava non una diminuzione del numero degli indigenti ma tuttalpiù un abbassamento del rischio di povertà (-1,2%), peraltro non ascrivibile all'abolizione del Reddito di cittadinanza come alcuni esponenti di maggioranza e governo hanno voluto far credere. Ancora: una delle tabelle pubblicate nello stesso documento mostrava in maniera inequivocabile che se non fosse stata accompagnata da altre misure quali l'Assegno unico e il taglio del cuneo, lo scorso anno la sola eliminazione del Rdc avrebbe comportato un aumento delle disuguaglianze (+0,2% dell'indice di Gini).

Siccome le bugie hanno le gambe corte, lunedì 25 marzo l'Istituto di statistica ha diramato le stime preliminari sulla povertà nel 2023. Ebbene: rispetto ai dodici mesi precedenti, il numero di poveri assoluti è cresciuto passando da 5,674 milioni a 5,752 milioni, per un totale di 2 milioni 234mila nuclei famigliari. Un record storico. Anche l'incidenza della povertà assoluta individuale per i minori, pari al 14%, risulta essere la più alta della serie storica dal 2014. A colpire, altresì, sono i dati relativi al peggioramento della situazione al Nord - dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022 - e all'aggravamento della condizione dei nuclei con il capofamiglia che svolge un lavoro dipendente, cresciuti in un anno dall'8,3% al 9,1% (oltre 944mila unità).

Insomma: per l'esecutivo l'abolizione del Reddito con il decreto 1 maggio e il "no" al salario minimo a 9 euro l'ora si stanno rivelando un boomerang sociale. Come si ricorderà, nel 2019, proprio in corrispondenza dell'introduzione del Reddito di cittadinanza, nel nostro Paese il numero di individui in povertà assoluta si ridusse a 4,6 milioni dai 5 milioni del 2018. Anche durante la pandemia, il sussidio ha giocato un ruolo chiave evitando la miseria a un milione di cittadini.

Nel suo ultimo libro, "Governare l'economia. Per non essere governati dai mercati" (Castelvecchi), l'ex presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha ricordato che "con il Rdc si sono alleviate in maniera significativa le condizioni di indigenza dei percettori. (…) Il rapporto fra il 20% più ricco della distribuzione del reddito e il 20% più povero si è ridotto, nel primo anno della misura, da 6,4 a 5,9; l'indice di Gini si è ridotto di circa un punto. Tra i percettori di Rdc nelle fasce di reddito più basse è diminuita la mortalità ed è aumentata la natalità". Circostanze che il governo ha ignorato e ora si presenta il conto.

Articolo pubblicato mercoledì 27 marzo 2024 su La Notizia

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