Nell'Italia senza salario minimo sono i giudici a dire "pay them more"

09.10.2023

Essendo l'Italia uno dei pochi Paesi europei a non avere un salario minimo legale, alla fine - come spesso capita - sono dovuti intervenire i giudici per ribadire l'ovvio: il lavoratore ha diritto a essere pagato come si deve.

Malgrado la pletora di smemorati di Collegno, del resto, è la nostra Costituzione, all'art. 36, a sancire che "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". Un dettame che troppo spesso rimane sulla carta, come dimostrano i 4 milioni di lavoratori italiani che, secondo il Rapporto annuale 2022 dell'Istat, guadagnano meno di 12mila euro lordi l'anno (sotto i mille euro al mese).

Il fatto è questo: con la storica sentenza n. 27711 del 2 ottobre 2023, con cui ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore della vigilanza che chiedeva un adeguamento del proprio salario (ritenuto troppo basso malgrado la presenza di un Ccnl), la Corte di Cassazione ha fissato il principio secondo il quale il magistrato può individuare un "salario minimo costituzionale" tale da assicurare - per l'appunto - il rispetto del suddetto art. 36.

La Suprema Corte ha ribaltato il verdetto della Corte d'Appello, che aveva riconosciuto un primato alla contrattazione collettiva che, scrivono però gli ermellini, "non può tradursi" in "fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale". Insomma, Costituzione über alles!

Una sonora sberla a tutti coloro che sostengono che in Italia un salario minimo fissato per legge non serve perché vi è un'alta copertura della stessa contrattazione: per la Cassazione, difatti, la povertà nonostante il lavoro è dovuta "principalmente alla concorrenza salariale al ribasso" innescata, in particolare, "dalla molteplicità dei contratti all'interno della stessa contrattazione collettiva; la quale, pur necessaria, quale espressione della libertà sindacale e per la tutela dei diritti collettivi dei lavoratori, può entrare in tensione con il principio dell'art. 36 della Costituzione". Ma anche un messaggio nemmeno troppo velato al Cnel, che ad agosto è stato investito dal governo Meloni di partorire una proposta volta a "sterilizzare" la pdl delle opposizioni, che prevede l’istituzione di una soglia minima di 9 euro lordi l’ora.

A questo punto però una domanda sorge spontanea: fino a quando dovremo andare avanti così?

Twitter: @GiorgioVelardi

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