Posti di lavoro vacanti, Italia sotto la media Ue. Ma per la stampa è allarme

Job vacancies. Ossia "posti di lavoro retribuiti che sono appena stati creati, non occupati o in procinto di essere liberati". Ultimamente se ne sente parlare parecchio, soprattutto durante il periodo estivo quando gli imprenditori lamentano di non trovare personale per la stagione, additando giovani e meno giovani come "divanisti" e "scansafatiche".
Si tratta di un fenomeno che sta investendo tutta l'Europa; in Italia, invece, è diventato l'ennesima occasione per attaccare il Reddito di cittadinanza.
Del numero di stagionali in aumento da quando esiste il Rdc abbiamo parlato in precedenza. Riguardo ai posti vacanti, invece, da un'elaborazione di Openpolis su dati Eurostat si scopre che "con l'1,8% l'Italia è al di sotto della media europea", che si attesta al 2,3%. "La Repubblica Ceca - ha ripreso la fondazione indipendente - è il primo paese Ue per quota di posti di lavoro vacanti (5%). Seguono Belgio (4,3%) e Paesi Bassi (3,8%). Sono invece cinque gli stati in cui questa cifra scende sotto l'1%: Romania, Slovacchia, Bulgaria, Spagna e Grecia".
Ma cosa si intende per job vacancies? Secondo il regolamento Ue 453/2008, è un "posto per cui il datore di lavoro sta attivamente cercando - o è preparato a cercare attivamente - un candidato adatto al di fuori del contesto della data azienda, e che intende occupare immediatamente o in un preciso lasso di tempo". Con "attivamente" si fa riferimento ad una serie di azioni concrete, tra cui la notifica, presso i servizi pubblici per l'impiego, dell'esistenza stessa del posto vacante.
In Italia chi cerca lavoratori predilige i canali "informali", senza passare per i vituperati centri per l'impiego: secondo uno studio dell'Inapp, il 23% degli occupati trova lavoro tramite amici o parenti; solo il 4,2% attraverso i Cpi mentre il 6,4% per via delle Agenzie per il lavoro. Circostanze che rendono il processo di ricerca non trasparente.
Secondo il report Fragilitalia "L'ascensore sociale bloccato", pubblicato a fine 2022 da Legacoop ed Ipsos, gli italiani indicano nei bassi salari (indicati dal 55%) e nella precarizzazione del lavoro (49%) le principali cause che hanno portato ad un peggioramento delle condizioni sociali e di vita delle persone. Come dimostrano le inchieste realizzate da alcuni organi di stampa, spesso le offerte di lavoro - soprattutto quelle di breve durata - sono inadeguate, in primis dal punto di vista della retribuzione.
Anche in questo caso, dunque, il Reddito di cittadinanza c'entra ben poco.
Twitter: @GiorgioVelardi