Vitalizi: smontiamo le 5 peggiori fake news di tutti i tempi

Sui vitalizi, uno dei privilegi più odiosi di cui gode ancora la nostra classe politica, si è detto e scritto di tutto. Nel 2017, con Primo Di Nicola e Antonio Pitoni, ricostruii la loro storia in un libro, Orgoglio e vitalizio, edito da Paper First.
Il tema è tornato in voga in questi giorni, quando il Consiglio di garanzia di Palazzo Madama - organo di appello della giustizia interna - ha cancellato definitivamente la delibera, approvata il 16 ottobre 2018, che ricalcolava gli assegni degli ex senatori in base al sistema contributivo, ovverosia sulla base dei contributi versati e non dello stipendio. Tale atto porterà ad un aggravio di costi pari a 40 milioni di euro l'anno. Analoga decisione potrebbe essere presa a breve anche alla Camera.
In questi anni, sui vitalizi si sono susseguite una serie di vere e proprie fake news, come quella secondo cui serve una legge per abolirli. Facciamo chiarezza sulle principali 5, nella speranza, prima o poi, di non sentirle più.
· I vitalizi non sono "diritti acquisiti". In un post pubblicato sul suo sito il 10 novembre 2014, il giuslavorista ed ex senatore Pietro Ichino ha spiegato perché dire che i vitalizi sono "diritti acquisiti", come ripetono ex parlamentari ed ex consiglieri regionali, non corrisponde al vero. Per Ichino, infatti, questo argomento "non ha alcun fondamento, né legislativo ordinario, né tanto meno di rango costituzionale". Tuttalpiù, ha chiarito ancora l'ex parlamentare, possono essere considerate "oggetto di 'diritto acquisito' solo le rate di vitalizio già percepite (se legittimamente percepite)".
· Non serve una legge per abolire i vitalizi. A differenza delle pensioni dei "comuni mortali", i vitalizi non sono regolati da leggi dello Stato. Sono materia parlamentare. Ecco perché non serve una norma, che le Camere dovrebbero discutere ed eventualmente approvare, per modificare lo status quo. Basta che gli Uffici di Presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama si riuniscano, come avvenuto in recenti occasioni (la riforma entrata in vigore il 1° gennaio 2012, la "delibera Sereni" del 22 marzo 2017 e quelle successive del 2018), decidendo il da farsi.
Su tale argomento, il 21 giugno 2017, è intervenuto Giuseppe Tesauro, presidente emerito della Corte costituzionale. "Occorre chiedersi, in particolare, se lo strumento della legge ordinaria (…) sia quello giusto e sia costituzionalmente consentito. (…) Nel quadro di un sistema delle fonti del diritto articolato in base ai criteri di gerarchia e di competenza, i regolamenti parlamentari sono abilitati dalla Costituzione a sostituirsi, nella disciplina di determinate materie ad essi riservate, alla stessa legge formale. (…) Di conseguenza, una legge non può intervenire in materie di competenza dei regolamenti" ha annotato Tesauro sul Mattino "perché altrimenti verrebbe violata l'indipendenza costituzionale garantita a ciascuna Camera. (…) In sostanza, nessuna altra fonte primaria potrà disciplinare o modificare materie coperte da riserva di regolamento parlamentare, nemmeno temporaneamente. Anche perché la legge è il risultato di un'attività bicamerale, la cui adozione si traduce sempre nell'interferenza di un ramo del Parlamento nell'autonomia dell'altro; interferenza che, con riguardo ad una materia già disciplinata tramite regolamento (quale quella dei vitalizi), solleva più di un dubbio".
· I vitalizi non esistono più? Mica tanto. Per il calcolo della pensione degli Onorevoli non c'è più il vantaggioso sistema retributivo, sostituito da quello contributivo grazie alla già citata riforma del 1° gennaio 2012. Però - e qui sta il nocciolo della questione - fino alle delibere del 2018 la suddetta riforma non sfiorava minimamente tutti quelli che avevano maturato l'assegno prima della sua entrata in vigore (col retributivo, appunto). Così, ancora nel 2016, i vitalizi incidevano sui bilanci di Camera e Senato per un totale di 218 milioni di euro. Più di 18 milioni al mese.
L'ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, lo ha definito "un sistema insostenibile" visto che "negli ultimi 40 anni la spesa è stata sempre più alta dei contributi". L'economista ha calcolato che il passaggio al contributivo per tutti porterebbe le Camere a risparmiare 76 milioni all'anno (760 milioni in 10 anni).
· Il ricalcolo contributivo dei vitalizi spiana la strada a quello di tutte le pensioni? Come detto poc'anzi (punto 2), e come stabilito da pronunciamenti della Consulta e della Cassazione, vitalizi e pensioni non sono equiparabili. Quindi la risposta è no. Perdipiù, quale altra professione permette ad un lavoratore di maturare un trattamento pensionistico dopo un giorno o una settimana di servizio (senza nemmeno aver mai messo piede in Parlamento), com'è accaduto in passato? Nessuno. Malgrado le riforme degli ultimi anni, dunque, il trattamento degli inquilini di Camera e Senato resta un unicum.
· Al vitalizio non si può rinunciare? Falso. Non sono tanti i casi di ex parlamentari o ex consiglieri regionali che hanno rifiutato l'assegno. Ma ci sono. Qualche nome? Enrico Endrich (ex parlamentare del MSI) e Luciano Benetton (ex senatore del PRI) ma anche gli ex consiglieri di Emilia-Romagna e Piemonte, Matteo Richetti e Mariano Rabino, rispettivamente deputato di Azione ed ex deputato di Ala-Scelta Civica. Insomma, volere è potere.
Twitter: @GiorgioVelardi